Criminologia e Sociologia

14 maggio 2012
"LE PERSONE SCOMPARSE IN ITALIA: le radici del fenomeno", intervento a Padova 3.2.12. Intervento del dott. Luca Massaro

 

 

LE PERSONE SCOMPARSE IN ITALIA:

LE RADICI DEL FENOMENO

Padova, palazzo Moroni, 3.2.12.

 

            “Cause di scomparsa e proposte operative”, Dott. Massaro Luca, medico legale con master in criminologia e psichiatria forense.

 

            Buongiorno.

Un saluto alle autorità, ai relatori e, infine, ai partecipanti e iscritti al convegno.

            “Cause di scomparsa e proposte operative”.

E’ il titolo del mio intervento, frutto del lavoro di equipe in cui figurano il dott. Ludovico Argentieri e l’avv. Patrizia Trapella. Io e il dott. Argentieri stiamo lavorando insieme “a distanza” da più di due anni; l’avvocato Trapella è stata coinvolta poco più di un anno fa.

Il titolo è impegnativo, soprattutto per quanto riguarda la seconda parte vale a dire quelle “proposte operative”; crea aspettative e richiede uno svolgimento settoriale del tema e una breve introduzione.

Vorrei indicarvi delle parole-chiave prima di iniziare ad esporre. Sono tre e mi piacerebbe che risuonassero nelle nostre menti mentre provo ad esprimere il mio pensiero. Esse sono: esperienza, multidisciplinarietà e impronte psicologiche. Saranno il filo guida dell’intervento; ma lasciamo che vaghino nell’aria della sala. Da qualche parte. Per ora.  

            Come abbiamo inteso dagli autorevoli relatori che mi hanno preceduto, il prefetto dott. Penta e l’on. Pozza Tasca che ringrazio per la prontezza con cui hanno accolto l’invito a partecipare all’evento e la massima disponibilità sempre mostrata, il fenomeno delle persone scomparse è esteso, complesso e nazionale. Pongo l’accento sull’identità del fenomeno: nazionale. Sono infatti 24.463 le persone scomparse in Italia e in nove delle nostre regioni[1], Veneto compreso[2], i casi sono almeno 1.000.   

Numerosi fattori contribuiscono a renderlo un fenomeno complesso e difficile. Ne nomino solo alcuni per non rischiare di mancare l’obiettivo della relazione: l’esistenza di aree di “mancata integrazione nel tessuto urbano” come alcune periferie cittadine difficili dove è arduo trovare punti di riferimento certi dal punto di vista investigativo; numerosi casi di scomparsa collegati ai processi di immigrazione di massa o meno come ad esempio i minori affidati a case di accoglienza poi fuggiti; i cadaveri non identificati in diversi istituti di medicina legale, ecc.

            Ne è derivata la necessità di attuare strategie operative articolate come precisa il Prefetto Dott. Penta anche nell’ultima relazione semestrale, la settima (vedi pp. 15-18), per intenderci quella relativa ai dati del periodo di tempo 1 gennaio 1974 – 30 giugno 2011.

            Una parte importante del fenomeno è rappresentata dalle cause di scomparsa o motivazioni[3] come vengono denominate nella VII Relazione. Parte importante per molti motivi. Il principale è che la tipologia delle cause detta i modi e i tempi dell’attivazione delle strutture investigative operative.

            Vorrei attirare dunque l’attenzione su quelli che sono chiamati allegati 6 e 7 della VII relazione del Commissario. Nelle Tabelle riassuntive sono riportate le principali motivazioni e l’incidenza delle stesse a livello regionale (allegato 6) e le motivazioni di scomparsa (allegato 7).

            Ebbene, le cause identificate, in ordine percentuale decrescente sono: allontanamento da istituto/comunità (3.156 casi pari al 13% dei 24.463); allontanamento volontario (2.725 casi: l’11%), possibili disturbi psicologici (535 casi: il 2%), sottrazione da coniuge o altro congiunto (267 casi: 1%) e possibile vittima del reato (84 casi pari all’1%). Infine, vi è la causa non determinata (17.696 casi pari al 72%).

            Delle 24.463 persone scomparse in Italia noi non conosciamo la causa di scomparsa in 17.696 casi. Il 72% per l’appunto.

            Specifico il dato e lo contestualizzo ricorrendo ad ulteriori informazioni – la fonte è sempre la stessa[4]. Delle 24.463 persone scomparse, 9.392 sono cittadini italiani (il 38%) e 15.071 sono cittadini stranieri (il 62%).

            La cifra (17.696) è effettivamente elevata.

            Ora. Mi chiedo e vi chiedo. E’ fisiologico scomparire? Dobbiamo ritenerlo tale? Esiste un numero fisiologico di persone che scompaiono in una società del ventunesimo secolo come la nostra? Lo possiamo considerare un “effetto collaterale” della nostra società? Una persona ha il diritto di scomparire? E’ un’emergenza sociale? Quante devono essere le persone che scompaiono in Italia per considerare il fenomeno come fisiologico? 10? 100? 200? Quante? E ancora. Dobbiamo conoscere le cause di scomparsa di una persona? Perché?

            Sono domande provocatorie, in parte retoriche. In realtà, intendo solamente porre l’accento sul fatto che il fenomeno delle persone scomparse rappresenta un problema speciale con risonanze sociologiche, criminologiche, bioetiche, giuridiche e psicologiche. E un problema speciale richiede strutture operative speciali.

            Strutture operative. 

Negli ultimi anni si contano numerose attivazioni di sistemi e progetti con ottimi risultati. Si nominano a seguire i principali: l’istituzione di un Tavolo Tecnico Interforze[5]; la definizione di “linee guida per la ricerca di persone scomparse”[6]; l’attivazione del Ri.Sc.[7] e dell’Italian Child Abduction Alert System[8]; l’approvazione di Diogene[9]; la riapertura[10] di alcuni casi di persone scomparse e la collaborazione costante dell’Ufficio del Commissario Straordinario con diverse associazioni diffuse nel territorio nazionale[11].

Ora, la proposta operativa che si vuole esporre proviene da una diversa prospettiva del problema – il problema è ovviamente “la persona scomparsa”. Una sorta di pensiero laterale[12] anche se non nel senso letterale del termine. Perché non pensare alla tipologia di persona scomparsa e in base a questa prevedere ... (omissis) ... di chi conduce (o collabora nel) l’attività investigativa?

L’idea è quella di utilizzare ... (omissis) ...  

Tale scelta deriva da una constatazione: la mancanza di esperti nel campo investigativo[14]. Voglio precisare il concetto poiché non desidero essere equivocato. Intendo esperti in persone scomparse e non mi riferisco affatto a esperti in attività investigativa in genere che in Italia sono particolarmente competenti.   

Ricordiamo per un attimo le cause di scomparsa: allontanamento da istituto/comunità, allontanamento volontario, possibili disturbi psicologici, sottrazione da coniuge o altro congiunto, possibile vittima del reato e infine “causa non determinata”.

Le persone scomparse vittime di reato sono percentualmente poco rappresentate, come abbiamo rilevato. Negli altri casi, la stragrande maggioranza statisticamente parlando, sono altre le motivazioni in gioco.

Ma chi sono gli esperti nel ritrovare persone scomparse per allontanamento volontario? E per possibili disturbi psicologici? E, volendo anche, per possibile vittima di reato?

... (omissis) ...  

Strumento operativo.

Nel nostro campo, intendo quello forense e medico-legale, assistiamo sempre più spesso alla necessità di adottare linee guida comportamentali. Si parla di gold standard, di protocolli, regole approvate universalmente …

Pensiamo alla formulazione di linee-guida (e procedure standard) sulle operazioni tecniche dell’autopsia giudiziaria e del sopralluogo - Practice Guideline for Forensic Pathology (Forensic Pathology Committee of the College of American Pathologists, Randall e coll., 1998) e Forensic Autopsy Performance Standards dell’ottobre 2005 e Council of Europe Committee of Ministers – Recomendation N. R (99)3

Non è soltanto il vezzo di qualche studioso ossessionato dalla perfezione.

E’ la risposta alla reale, non realistica, esigenza di condividere tecniche operative, ottimizzando gli obiettivi, riducendo il margine di errore e progredendo sistematicamente e secondo criteri di scientificità verso la verità-realtà dell’evento.

... (omissis) ...

La proposta o l’idea è quella di ... (omissis) ...

 

Familiari della persona scomparsa.

C’è un’appendice al mio intervento.

Poche parole sui familiari delle persone scomparse. 

Come chiamiamo i familiari o anche amici delle persone scomparse? Possiamo chiamarli vittime? Sono delle vittime? Chi aspetta invano la ricomparsa di un familiare dopo averne magari subìto – ripeto, subìto – la scomparsa è una vittima? Certamente, non è il concetto di “vittima” di Hans von Hentig o di Mendelsohn. D’accordo; ma potremmo parlare di vittima senza reo? La famiglia che subisce la scomparsa di un loro caro è una famiglia di vittime?

Si badi bene. In questi casi parliamo di scomparsa di una persona che non sappiamo dove sia.   

Se e ripeto se, il fenomeno delle persone scomparse è un problema sociale, allora, forse le istituzioni e gli enti statali dovrebbero fornire la logistica necessaria a contenere il problema.

Perché non ... (omissis) ...

Non è il momento adeguato per approfondire il problema e rispondere ai quesiti. Vi sarà un’altra occasione.

Concludo.

Tutto quanto esposto potrebbe non avere alcuna utilità; ma se vi è una sola probabilità che funzioni sarebbe necessario trovare la giusta formula legislativa che traduca in fatti queste ipotesi progettuali.

In caso contrario, l’anno prossimo saremo qui o in qualche altro convegno a constatare che nel 70 o 65% dei casi di persone scomparse non vi è alcuna causa nota e che i familiari continuano ad aspettare un segno.

Vi ringrazio.

 

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[1] Le nove regioni sono: il Lazio (6.164), la Lombardia (3.338), la Campania (3.008), la Sicilia (2.310), il Piemonte (1.667), la Puglia (1.631), l’Emilia-Romagna (1.176), il Veneto e la Toscana (1.000) (fonte: VII Relazione semestrale del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse.

[2] Secondo la VII relazione del Commissario Straordinario del governo per le persone scomparse, allegato 4, le persone scomparse nel Veneto sono 1.032.

[3] Le “motivazioni di scomparsa” furono introdotte nei rapporti istituzionali nel 2007.

[4] VII relazione semestrale del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse.

[5] Presieduto dal Commissario Straordinario, è l’effetto di un protocollo d’intesa sottoscritto nel 2008 con il Capo della Polizia e prevede diverse funzioni: assistenza alle Prefetture per la redazione di piani di intervento territoriali, l’accertamento/riscontro della funzionalità del sistema Ri.Sc., studio e discussione di progetti tesi al contrasto del fenomeno delle persone scomparse, ecc.

[6] Grazie all’attività svolta dai Prefetti sono stati predisposti dei piani di intervento territoriali in caso di persona scomparsa.

[7] Acronimo che significa Ricerca Scomparsi. E’ la sigla che richiama la banca dati realizzata grazie alla collaborazione tra il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, il Dipartimento della pubblica sicurezza e il Ministero della Giustizia. E’ a disposizione delle forze di Polizia e consente di confrontare i dati biometrici (dimensioni del cranio, altezza,…) delle persone scomparse con quelli dei cadaveri non identificati.

[8] Il progetto, finanziato con il contributo dell’Unione Europea, costituisce un sistema di allerta rapido nei casi di scomparsa di un minore.

[9] Progetto promosso dall’associazione “Alzheimer Uniti Onlus” che consiste in un servizio di vigilanza satellitare per le persone affette da Alzheimer (attualmente in fase di sperimentazione su un campione di 20 soggetti residenti nel Lazio).

[10] Risultato dell’ottima collaborazione con le Procure della Repubblica e i Dipartimenti del Ministero della Repubblica.

[11] Sono associazioni che per diversi motivi si occupano di persone scomparse: l’associazione dei familiari e amici delle persone scomparse Penelope, Alzheimer Uniti Onlus, Telefono Azzurro, Psicologi per i popoli, il Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico e la Protezione civile. 

[12] Per ciascun problema è sempre possibile individuare diverse soluzioni. Questo è il principio cardine del cosiddetto pensiero laterale.

 

[14] Eccettuati gli appartenenti ai reparti speciali delle forze dell’ordine che indagano sui malavitosi latitanti. In questo caso tuttavia, i mezzi scientifici utilizzati e gli interessi in campo sono eccezionalmente diversi da quelli che possiamo riscontrare nel caso in cui scompare un individuo, privo di precedenti penali, di buona famiglia, ecc.  

 

 

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